A chi è rivolto l’intervento di mastopessi? Quando è il caso di intervenire?
La mammella, nel corso degli anni o in seguito a variazioni ponderali o dopo una gravidanza e l’allattamento o dopo la menopausa, può subire variazioni sia per quanto riguarda la componente ghiandolare che per quanto riguarda la tonicità ed elasticità cutanea che per lo spessore del tessuto adiposo. Queste variazioni solitamente fanno perdere la forma conica alla mammella, facendola risultare svuotata nei quadranti superiori, senza più la sua naturale proiezione e di conseguenza si avrà una mammella che scivola verso il basso trascinando il complesso areola capezzolo che verrà così a trovarsi a vari livelli rispetto al solco mammario determinando diversi gradi di ptosi (caduta): I grado o lieve, II grado o moderata, III grado o grave.
Oltre ai diversi gradi di ptosi mammaria esiste una pseudo-ptosi in cui il complesso areola capezzolo è sopra il solco mammario ma la ghiandola è scivolata al di sotto. |
Prima e durante l’intervento di mastopessi
L’intervento chirurgico ha la finalità di rimodellare la mammella intervenendo sui tessuti che, per svariati motivi, si sono rilassati e modificati nel corso del tempo.
Le modalità dell’intervento sono varie e dipendono dalle condizioni cliniche del paziente e dalle condizioni dei tessuti.
La cute in eccesso dovrà essere rimossa, il complesso areola capezzolo, il più delle volte sarà ridotto di dimensione e sempre sollevato, il tessuto ghiandolare dovrà essere rimodellato per ripristinare la forma e la proiezione perdute.
In alcuni casi, quando il tessuto ghiandolare è andato incontro ad un importante ipotrofia, contestualmente alla mastopessi è possibile posizionare una protesi mammaria retroghiandolare o retromuscolare (mastopessi + mastoplastica additiva) ad integrazione del volume perduto.
Oltre agli esami ematici di routine e un elettrocardiogramma, è necessario eseguire una ecografia mammaria o una mammografia (in base all’età della paziente) per verificare l’eventuale presenza di patologie mammarie associate.
Non esistono controindicazioni assolute all’intervento fatta eccezione dei pazienti ad alto rischio per la presenza di concomitanti gravi patologie (cardiopatie, neoplasie, ecc.).
L’intervento chirurgico viene solitamente effettuato in sedazione e anestesia locale o in anestesia generale. Il tipo di anestesia varia in base alla entità del quadro clinico, alle condizioni cliniche, alle caratteristiche e alle preferenze del paziente oltre che al giudizio del chirurgo operatore. L’intervento dovrà essere eseguito in ambiente protetto in regime di day – hospital. Qualora la paziente optasse per il ricovero, sarà sufficiente una notte di pernottamento.
La durata dell’intervento varia in base al tipo di intervento e solitamente va da 1/1,5 ore nei casi di semplice mastopessi periareolare, alle 3 ore nei casi più complessi. |
Come viene eseguito l’intervento di mastopessi? Quali sono le tecniche utilizzate?
Le modalità dell’intervento sono varie e dipendono da: forma e dimensione mammaria, dimensione e posizione del complesso areola-capezzolo, grado di ptosi, qualità, quantità ed elasticità cutanea.
Nei casi di ptosi lieve (I grado) sarà possibile eseguire una mastopessi attraverso una incisione periareolare (tecnica nota come “round-block”). La modesta cute in eccesso verrà rimossa circonferenzialmente intorno all’areola; questa sarà sollevata e attraverso l‘incisione sarà possibile modellare il tessuto ghiandolare o inserire una protesi mammaria.
Nei casi di ptosi di media entità (II grado) la cute verrà rimossa non solo attorno all’areola ma anche nel quadrante inferiore centrale per cui la cicatrice sarà posizionata circonferenzialmente all’areola e dal suo bordo inferiore verticalmente verso il solco mammario per una lunghezza variabile dai 3 ai 5 cm. Il tessuto ghiandolare verrà rimodellato e ancorato alla fascia del muscolo pettorale.
Nei casi di ptosi grave (III grado) nei quali l’eccesso cutaneo è importante così come la ptosi del tessuto ghiandolare, alle cicatrici periareolare e verticale si aggiungerà una cicatrice a decorso orizzontale in prossimità del solco mammario; l’insieme delle cicatrici, verticale e orizzontale, assumerà un aspetto a T invertita. Una variante a queste cicatrice possono essere quella a L o J nelle quali è presente solo una componente a decorso orizzontale che continua infero-lateralmente quella a decorso verticale.
Qualora venga scelta la sola cicatrice verticale, per evitare una eccessiva lunghezza dei segmenti verticali, verrà praticata una arricciatura all’estremo distale che necessita di una revisione chirurgica ambulatoriale una volta che saranno assestati i tessuti. |
Nei casi di ptosi di II/III grado il modellamento del corpo ghiandolare si potrà ottenere anche con la tecnica dell’autoprotesi ossia mediante l’utilizzo di parte della ghiandola che viene spostata verso il molo superiore e utilizzata per integrare il volume; un’altra modalità potrebbe essere quella che prevede l’utilizzo di reti di forma speciale che abbracciano la ghiandola e permettono il suo sostegno attraverso l’ancoraggio della stessa in una corretta posizione.
Dopo l’intervento di mastopessi
In tutti i casi di mastopessi verranno posizionati due drenaggi, uno per lato, che fuoriescono dalla regione ascellare, per consentire la raccolta di liquidi sieroematici e che verranno lasciati in sede 24/48 ore.
L’intervento è singolo e richiede alcune medicazioni nel post operatorio e la rimozione dei drenaggi quando è necessario (nei casi di asportazione della ghiandola). In qualche caso potrebbe essere indispensabile qualche ritocco in regime ambulatoriale, specie nei casi casi in cui persistesse un eccesso di cute agli apici della cicatrice orizzontale.
Come dovrà comportarsi il paziente dopo l’intervento di mastopessi?
La convalescenza varia in base al tipo di intervento e spazia da 1 settimana a 15 giorni; il paziente può già mobilizzarsi e uscire dopo 24/48 h dall’intervento. E’ necessario indossare un reggiseno contenitivo per almeno 1 mese dopo l’intervento per ridurre la gravità della mammella sulle cicatrici. L’attività fisica potrà essere ripresa almeno dopo 30/40 giorni.
Si può pensare a una gravidanza dopo l’intervento di mastopessi?
Anche se l’intervento non interferisce con la gravidanza, se la paziente ha in programma una gravidanza, nel corso di questa la cute mammaria può venire stirata alterando il risultato di una mastopessi e l’allattamento potrebbe risultare più difficoltoso dopo l’intervento. Quindi nel caso si desideri una gravidanza è consigliabile posticipare l’intervento di mastopessi.
Non esistono controindicazioni assolute all’intervento fatta eccezione per pazienti ad alto rischio per la presenza di concomitanti gravi patologie (cardiopatie, neoplasie, ecc.).
Quali sono le complicanze più frequenti dopo l’intervento di mastopessi?
Come in tutti gli interventi chirurgici esistono complicazioni che possono essere generiche o specifiche. Anche se rare si possono manifestare: sanguinamento, sieromi, infezioni, deiscenza delle ferite e intolleranza ai materiali di sutura. In casi rari si possono verificare complicanze più gravi legate all’anestesia.
A distanza dall’intervento potrebbero verificarsi cicatrici patologiche (ipertrofiche o cheloidi), alterazioni della sensibilità dei capezzoli o della cute della regione mammaria, irregolarità della forma e/o del contorno mammario.
Altre informazioni utili sull‘intervento di mastopessi
Ci sono alternative non chirurgiche alla mastopessi?
Non esistono alternative alla chirurgia per la ptosi. Le varianti riguardano sostanzialmente il tipo di cicatrici e l’utilizzo o meno di protesi. Nei casi di modesta ptosi, questa puo’ essere corretta mediante il semplice inserimento di una protesi mammaria. Una variante al classico rimodellamento del tessuto ghiandolare può essere l’inserimento di una rete in materiale riassorbibile o talvolta non riassorbibile; tale rete avvolge il tessuto mammario e viene ancorata alla fascia del muscolo pettorale creando un sollevamento e al tempo stesso un sostegno alla ghiandola mammaria. Un’altra possibilità è quella di utilizzare un lembo di derma scolpito nel quadrante inferiore che viene ancorato alla fascia muscolare e funge da reggiseno biologico alla ghiandola mammaria.
In conclusione la correzione chirurgica della ptosi mammaria è un intervento che consente alla paziente di ripristinare la propria immagine corporea ridonando alla mammella, organo fondamentale per la femminilità, le forme andate perdute. I risultati saranno proporzionali all’entità del problema e soprattutto alla corretta scelta della tecnica chirurgica.
Quanto costa un intervento di mastopessi?
Il costo di un intervento di mastopessi è variabile, comunque non può rientrare nelle patologie trattabili nell’ambito del servizio sanitario pubblico nazionale (SSN). La mastopessi rientra invece nell’ambito della chirurgia estetica e i prezzi variano in base alle spese di clinica, all’anestesia, al chirurgo scelto, ecc.
Aggiornato: 14.02.2019