Cortese Sonia, ho letto con attenzione la sua mail, molto precisa sia nella tempistica che nella spiegazione dei sintomi. Il mio personale convincimento è che si tratti di un sieroma in fase di riacutizzazione e cronicizzazione (ovvero nella raccolta di liquido tutto intorno alla
protesi) associato ad una iniziale evoluzione fibrosclerotica della capsula periprotesica (contrattura capsulare). I passi da lei fatti sono corretti,eccetto l'asportazione del linfonodo che a me pare un "eccesso" terapeutico, mentre bene l'impiego degli antibiotici e la terapia con gli antileucotreni. A mio modesto parere può essere successo che durante l'
allattamento sia occorsa una microinfezione, attraverso i dotti galattofori, e che questa microinfezione abbia provocato una contaminazione e la formazione di un cosidetto microfilm batterico, sulla superficie rugusa (testurizzata) della
protesi. Questo microfilm batterico, che il più delle volte è caratterizzato dallo sviluppo di una flora batterica mista da Streptococco e da Stafilococco aureo, provoca una infezione locale con formazione di sieroma. Il fatto che la mammella aumenti di volume e consistenza in modo ciclico per poi tornare quasi normale può essere dovuto ad un'alternarsi di riacutizzazione e quiescenza dell'episodio infiammatorio. Ovviamente la linfoadenite reattiva ascellare ne è la conseguenza ed è anche la spia di questo fenomeno infiammatorio. Adesso cosa fare? La terapia antibiotica per avere effetto deve essere sostenuta per via endovenosa con antibiotici importanti. Nella mia esperienza ho già trattato qualche caso con l'associazione di Piperacillina (Tazocin 4.5, flaconi, tre volte al giorno) ,Teicoplanina ( Targosid 200 mg , 1 fiala mattina e sera) e Gentamicina (Gentalyn fiale da 80 mg, una fiala mattino e sera). Questa terapia deve essere fatta per sette/otto giorni. A questa terapia antibiotica ho associato un cortisonico ( Deltacortene compresse da 25 mg, una compressa mattino e sera) ed un gastroprotettore ( Nexium da 20 mg, una compressa mattino e sera). Con questa terapia ho ottenuto buoni risultati evitando, il più delle volte, un
reintervento. L'alternativa è un intervento di espianto della
protesi, rimozione della capsula periprotesica, disinfezione della tasca protesica e reimpianto di una nuova
protesi. Ne parli con il suo chirurgo e valuti con serenità cosa fare e come affrontare il problema. Se desidera mi tenga pure aggiornato.
Cordialità.
Carlo Magliocca
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